Faenza, 19 gennaio 2017. Nella Sala “Bcc Città e Cultura” del Credito Cooperativo Ravennate e Imolese di Faenza, è stato ufficialmente presentato lo “Studio di fattibilità per la fusione di Solarolo e Castel Bolognese”, realizzato grazie alla borsa di studio per soci BCC erogata dalla Fondazione Dalle Fabbriche e dal Credito Cooperativo Ravennate ed Imolese. Alla conferenza stampa sono intervenuti Andrea Piazza, assegnatario della borsa di studio; Everardo Minardi, presidente della Fondazione Dalle Fabbriche; Daniele Meluzzi, sindaco di Castel Bolognese; Fabio Anconelli. sindaco di Solarolo.
Per Andrea Piazza, il curatore dello Studio, la fusione ha una fattibilità tecnica ed organizzativa alta. Solarolo e Castel Bolognese, pur in presenza di alcune specificità territoriali dovute alla storia amministrativa dei due enti, presentano a livello complessivo una serie di caratteristiche che escludono nettamente gravi impedimenti alla fusione fra le due amministrazioni.
1. Entrambi i Comuni fanno parte degli stessi distretti (distretto socio-sanitario ed ambito ottimale per le funzioni fondamentali), e di conseguenza si collocano nella stessa Unione di Comuni (della Romagna Faentina). Inoltre dal punto di vista geografico si situano allo stesso livello altimetrico, essendo entrambi due Comuni di pianura: non ci sono squilibri dovuti a presenza di dissesto idrogeologico collegato alla montanità di un solo ente, nessuno dei due enti appare marginalizzato a livello logistico.
2. Entrambi i Comuni presentano una situazione demografica positiva. Non vi sono sbilanciamenti nella piramide demografica verso le classi più anziane e le prospettive sono buone per entrambi i Comuni; la distribuzione della popolazione sul territorio si aggrega attorno ai due centri maggiori e non vi sono frazioni periferiche che potrebbero essere marginalizzate da una fusione;
3. I due Comuni non hanno situazioni emergenziali di carenza di personale che possano minare l’attività istituzionale di uno dei due enti. Pur in presenza di organico sotto-dimensionato, non si sono registrate esternalizzazioni di servizi dovute alla mancanza di personale interno, inoltre la quasi totalità dei dipendenti sono stati conferiti Unione dei Comuni dal 1 gennaio 2017;
4. Entrambi gli enti hanno una buona sostenibilità a livello finanziario (valori pro capite inferiori alla media provinciale ed al dato della classe demografica di appartenenza a livello regionale; vi è in atto un processo di estinzione del debito residuo di Solarolo) e le disomogeneità delle entrate sono di entità contenuta (entrambi i Comuni si situano sotto la media provinciale e regionale per pressione finanziaria e tributaria, le aliquote più alte presenti a Solarolo potrebbero essere abbassate al livello di Castel Bolognese con un onere da parte del nuovo ente non gravoso).
5. Solarolo e Castel Bolognese hanno in essere una gestione associata di servizi e funzioni a livello estremamente avanzato, che ha portato le due amministrazioni a collaborare sempre in modo più stretto nell’ambito dell’Unione dei Comuni della Romagna Faentina, con conseguente armonizzazione di regolamenti ed applicativi software in uso nei Comuni.
Queste le principali opportunità della fusione elencate da Andrea Fabbri.
1. Creazione di un unico ente di dimensioni maggiori. Un unico Comune attorno ai 14.000 abitanti (con la prospettiva entro il 2020 di passare i 15.000 e divenire un “Comune superiore”) offre la possibilità di conseguire economie di scala importanti nell’ambito delle spese per segreteria generale. In particolare, razionalizzando le spese per la segreteria, la gestione economica e il servizio elettorale, si è calcolato di poter conseguire a regime un risparmio superiore ai 500.000 euro annui. Inoltre passare il limite dei 5.000 abitanti svincolerebbe Solarolo dall’obbligo di gestione associata di tutti i servizi fondamentali, cosa invece prevista dalla legge per gli enti più piccoli.
2. Portare ad una maggiore omogeneità dei territori. La fusione consentirebbe di parificare al ribasso la tassazione dei due enti, estendendo le aliquote più basse presenti a Castello anche a Solarolo (impatto sul bilancio e sgravio sui cittadini pari a 132.000 euro), mentre il debito residuo di Solarolo si potrebbe estinguere in tempi rapidi. La gestione comune del territorio consentirebbe alla nuova amministrazione di poter seguire in modo più organico i progetti che al momento si presentano a cavallo dei due enti: il nuovo casello autostradale in località Castelnuovo e la valorizzazione del fiume Senio come “asset” strategico.
3. La fusione porta con sé importanti incentivi straordinari da parte dello Stato e della Regione. Essi sono quantificabili in 1.368.024 euro annui per 10 anni di erogazione (quindi in totale oltre 13 milioni), pari al 14,2% in più di risorse rispetto al totale delle spese correnti 2015. Ciò consentirebbe la realizzazione di investimenti rilevanti per il territorio, la cui definizione potrebbe essere oggetto di un piano strategico realizzato in accordo con le associazioni di categoria, i sindacati e le associazioni di volontariato.
Queste invece le criticità da controllare e verificare.
1. La forte identità su base comunale. Per evitare che i cittadini percepiscano un deficit di rappresentanza e siano a prescindere contrari ad un nuovo ente, è possibile progettare prima della fusione i Municipi. Questi organi consultivi, introdotti dalla legge 56/2014 (legge Del Rio), consentono l’elezione di rappresentanti delle comunità originarie in contemporanea con l’elezione del nuovo Sindaco e Consiglio Comunale. I consiglieri di Municipio possono avere funzioni di raccordo con i cittadini delle due località principali e possono gestire in autonomia alcune risorse per finalità istituzionali come i rapporti con le associazioni e la promozione sociale / aggregativa sul territorio di competenza.
2. L’intreccio con l’Unione dei Comuni. Progettare un nuovo ente in un momento di conferimento di servizi a livello sovracomunale non è semplice. Il raccordo con le strutture tecniche dell’Unione – che continueranno ad esserci anche in caso di fusione – è estremamente necessario. Prima di prendere in considerazione l’articolazione degli uffici e dei servizi è quindi necessario attendere l’assestamento dell’Unione, di modo che l’ipotetico nuovo Comune che si propone ai cittadini tramite referendum sia coerente con l’impalcatura determinata dal conferimento di tutti i servizi all’Unione.
Il sindaco di Solarolo, Fabio Anconelli:
«Andrea Piazza è riuscito a produrre uno studio di sicuro interesse in termini generali, con un’analisi rigorosa del contesto attuale e del possibile scenario di fusione. Ora verrà presentato ai due consigli comunali. Inoltre, il documento verrà diffuso alla cittadinanza, per consentire a ciascun cittadino di farsi un'opinione in merito alle opportunità e alle criticità della fusione. Aldilà di come si concluderà il percorso, credo sia giusto riflettere su tutte le opportunità che si presentano per la nostra comunità. È utile per i nostri cittadini prendere visione ed approfondire il tema della fusione, guardando al di là degli schemi e delle paure, che a volte possono essere ingiustificate».
Il sindaco di Castel Bolognese, Daniele Meluzzi:
«In qualità di amministratori locali non possiamo accontentarci dell'esistente, ma occorre avere uno sguardo orientato verso il futuro. Lo studio della fusione va appunto in questa direzione, prendendo in esame le opportunità derivanti in particolare dall’aumento di risorse da utilizzare per investimenti, ma anche da una maggiore omogeneità per la tassazione locale a beneficio dei cittadini e delle imprese e dalla diminuzione delle spese di funzionamento dell'ente. Inoltre lo studio ci dà un quadro complessivo dei nostri territori che non avevamo, per cui sarà utile comunque».
Il presidente della Fondazione Dalle Fabbriche, Everardo Minardi:
«Lo studio è stato redatto da Andrea Piazza, assegnatario di una borsa di studio erogata dalla Fondazione Giovanni Dalle Fabbriche. Siamo molto lieti che, attraverso le nostre borse di studio, si possa valorizzare dei giovani borsisti, dando loro l’opportunità di evidenzare le proprie qualità e di mettersi al servizio delle istituzioni locali per individuare nuove modalità di sviluppo sociale, economico e civile delle comunità. Il tema proposto della fusione fra due Comuni è di grande interesse, perché si muove nella direzione del superamento di un localismo esasperato, che crea problemi di sviluppo concertato su scale territoriali che oggi devono diventare più grandi».
L'iter in previsione
Nei prossimi giorni lo Studio di fattibilità verrà quindi presentato ai rispettivi consigli comunali. Sulla base delle indicazioni che arriveranno da consigli comunali, le due amministrazioni valuteranno se proseguire il percorso, presentando una “istanza di fusione” alla Regione. La normativa prevede che la “finestra” per richiedere un'istanza di fusione si chiuda annualmente nel mese di marzo, per poi calendarizzare il referendum popolare nel successivo mese di novembre (la fusione verrebbe approvata solo se in entrambi i Comuni si superasse il 50 per cento dei voti favorevoli). Siccome le due amministrazioni comunali preferiscono che i cittadini siano adeguatamente informati e maturino una decisione consapevole, probabilmente non si forzeranno i tempi per arrivare ad un referendum già alla fine di quest'anno.
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